La capra e la panca

Animali anormali e la poesia si incontrano di nuovo per un incredibile connubio. Martin Conrado Lorenzo de Salomonez, l’etologo spagnolo favolista affetto da favismo e da sempre amante di Venezia, ha composto per l’occasione una favoletta sulla annosa questione capra-panca o capa-panza o crapa-campa o carpa-panda (o altro ancora).

La capra e la panca

C’era una volta una capra impaurita
Che in una faccenda s’era incaponita
Sopra una panca voleva restare
Perché sotto temeva di crepare

La cocciuta così prese il proprio bagaglio
E per mari e monti, partì allo sbaraglio
girando e belando ne vide di ogni
ma la capra non trovava la panca dei suoi sogni

Così delusa ritornò sui suoi passi
Ma proprio dietro casa su una strada di sassi
Vide abbandonata una splendida panca cobalto
E commossa e felice vi salì in un salto

Qual stupor della gente passante
Che vedean sopra la panca la capra festante
Anche perché felice ed intenta
Sulla panca la capra cantava contenta

La gente impazzita esultava e applaudiva
La capra cantante come un oca giuliva
E la voce si diffuse della capra festosa
E sempre più gente giungeva curiosa

Così qualcuno cominciò a lasciare una moneta
chi un frutto, chi un dolce, chi un vestito di seta
la capra felice si sentiva importante
mangiava, beveva si vestiva elegante

Ma poi si sa come presto passan le mode
Anche della capra ci si stancò di tesserne l’ode
E sempre meno gente alla panca sostava
finché un bel giorno più nessuno la guardava

Poco male, pensò la diva passata
Starò un po’ tranquilla sulla panca beata
E decise di godersi la sua gloria spaparanzata
spendendosi tutto in una vita esagerata

Si prese una macchina veloce e potente
E non aveva tapina nemmen la patente
ordinò un cargo intero di caviale
Ed essendo erbivora non gli era per niente congeniale,

dissipò ogni provvista alimentare
riuscì ogni soldo a sperperare
e da capra cantante ed abbiente
passo in poco tempo a non avere più niente

Ma anche nelle fiabe bisogna mangiare
Non basta solo una panca per poter campare
Così finite le scorte e venduti gli allori
Cominciarono di pancia i primi dolori

‘Son la capra cantante fatevi divertire’
Chiamava la gente per farsi dare due lire
Ma nessuno ormai la stava ad ascoltare
E la pancia continuava a brontolare

Così cercando quel che alla bocca gli manca
Vide della fresca erbetta sotto la panca
Ma da sopra la panca non riusciva ad arrivare
Se non cresceva abbastanza da poterla brucare

E fu così che allungando il collo
Sporgendosi oltre ci fu il tracollo
Cadde a terra e battendo la capa
morì sotto la panca la povera capra

E da quel giorno ognuno ricorda
L’antica filastrocca un poco balorda
Che non vuol fare di certo a nessuno la morale
Ma essere soltanto una fiaba anormale

Questa voce è stata pubblicata in entourage, etopoesia, in bacheca.

2 commenti

  1. Capolavoro (da non confondere con dopolavoro ne’ con largo pianoro ne’ con capo Ca d’Oro, ne’ con cacchio l’adoro ne’ con Ratto Canoro)

    • Il ratto canoro è un possibile animale anromale del 2014. Grazie.

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