Il Dràco di Komòdo calabro

Come ben noto in campo scientifico, il Drago di Komodo (Varanus komodoensis Ouwens, 1912) è una grossa specie di lucertola (può raggiungere i 3 metri di lunghezza e i 70 chilogrammi di peso) appartenente alla famiglia dei Varanidi diffusa nelle isole indonesiane di Komodo, Rinca, Flores, Gili Motang e Gili Dasami.

Nel 2008 l’entourage di Irbarol ha scovato però in provincia di Reggio Calabria nel parco nazionale dell’Aspromonte un esemplare di Drago di Komodo tanto particolare da rappresentarne un ceppo indipendente: il Dràco di Komòdo calabro.

Tra le similitudini principali col suo pari stazza asiatico possiamo elencare senza dubbio l’accento (soprattutto nel verso territoriale e durante la difesa dei pasti, una specie di khirrr-ghiu-ghiu-ghiu ahn-ahn ripetuto a tonalità crescente), la postura e la deambulazione. Quest’ultima in alcuni periodi è risultata talmente dinoccolata che lascerebbe pensare ad un disagio o ad una ferita o ad una malformazione ma le osservazioni degli stagisti sottopagati di Irbarol effettuate in Aspromonte nella primavera del 2009 lasciano presumere che sia solo una tattica per far credere di essere ferito e, in caso di vero pericolo, darsela a gambe levate con incredulità rinnovata. Talvolta lo si è osservato portare con sè sul dorso pesi di grosso calibro che vengono regolarmente lasciati nel caso di necessità di fuga da predatori per poter correre via più velocemente.
Attila Nagghi, l’attuale laureando preferito da Irbarol, notò anche un gesto con l’arto inferiore sinistro, probabilmente riconducibile con contrazioni involontarie di apparati muscolari ancora da studiare, ribattezzato il gesto “della gambetta” il cui scopo ancora non è chiaro.

L’ultimo censimento effettuato sul Dràco di Komòdo nel 2010 ha restituito questi dati: 1 esemplare, maschio, di circa 175 cm di lunghezza e circa 69 kg di peso (dati in perfetta linea con il suo lontano parente indonesiano).

La scoperta biologica più importante riguarda l’apparato digerente: sebbene sia un rettile, il Dràco di Komòdo ha un apparato digerente in tutto e per tutto simile a quello di alcuni mammiferi con uno stomaco, un intestino e soprattutto un intestino retto molto sviluppato. Nella fase digestiva grande importanza ce l’hanno le molecole prodotte da speciali ghiandole intestinali, costituite in prevalenza da un concentrato di Kaolinon (Ko311, elemento sconosciuto) che reagendo con l’acqua origina acido muriatico HCl in concentrazione del 10% e anidride carbonica secondo regole chimiche improbabili. Il Kaolinon, presente in piccola parte anche nella saliva, rende anche un semplice morso letale per piccoli mammiferi e invertebrati ma non è sufficiente a tramortire un esemplare di pari peso.

La riproduzione è sconosciuta per via che esiste attualmente un solo esemplare maschio. Per somiglianza col Drago di Komodo indonesiano si può però presupporre che dopo l’accoppiamento, che avviene tra maschio e femmina assolutamente in luoghi separati, vengano deposte ai primi di settembre una trentina di uova lasciate per un paio di mesi in una buca del terreno e poi dimenticate: non penserete mica che il Dràco di Komodo possa annoverare tra le sue capacità quella della memoria, vero?

Questa voce è stata pubblicata in etologia, in bacheca, matematico-fisico-chimica.

3 commenti

  1. A dir poco commuovente.

  2. Sull’ asfaaaltoooo

  3. Direi che senza dubbio è fondamentale la conoscenza attraverso la continua ricerca anche se spesso ci si ferma di fonte ai grandi enigmi della natura.

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