Lo yetigal (var. aeiouipsilon)

Alla fine del 2015 Gary Irbarol si trovava nel bellunese a Nevegal per verificare ed eventualmente integrare uno studio svolto precedentemente nel 1982 da Asgard Kioskesen sulla presenza dello yeti del Nevegal noto nel mondo scientifico anche come yetigal.

Il comportamento schivo e l’atteggiamento rinunciatario dello yetigal ne hanno fatto un grande esempio di isolamento e inquietitudine.
Per questo motivo, al rientro in Nevegal dopo l’esperienza himalayana dell’anno precedente che lo vide protagonista di un amore folle e spensierato con una yetigal nepalese dalle grandissime curve, lo yeti del Nevegal si isolò nella tristezza di quell’amore fallito, finito, concluso: era svanito per un semplice litigio sul coperchio della tazza del water che lui, maschio virile, lasciava sempre bassa quando gli scappava il filino di pipì.
Che poi quel filino erano mediamente 30 litri, il 50% dei quali non entrava nel pozzetto. Lei dunque lo respinse dicendogli “torna da dove sei venuto”.
Questa tristezza profonda lo vide affrontare l’inverno di nuovo dunque dalle sue parti, in quel Nevegal assolato di fine 2015.
Irbarol, che non aveva però mai visto uno yetigal prima se non nelle illustrazioni del trattato di Kioskesen, se lo trovò di fronte per puro caso durante una delle sue battute di caccia di funghi allucinogeni invernali.
Durante una pausa era seduto al sole in contemplazione della skyline inconfondibile delle montagne del nord quando, favorito dall’essere a favore di vento e dal silenzio assordante di quella montagna parca di esseri viventi, apparve lo yetigal.
Rimase scioccato ma anche un pizzico spaventato, a dir la verità, per la stazza dell’omone peloso, quasi in contemplazione.
Aprì lentamente il suo taccuino e iniziò a scrivere coincisi appunti di carattere scientifico di cui riportiamo alcuni brevi passi:

[…] e dunque mi trovo innanzi un esemplare di yetigal si insomma ecco voglio dire che sostanzialmente mi pare che forse… non so si potrebbe dire che non sia uno yetigal… che sia uno yeticol? lo yeti di Pecòl? o boh, si insomma è grande peloso non mi pare sia esattamente lo yetigal descritto da Kioskesen… lo vedo triste, non emette suoni onomatopeici, non canta non balla… […]

e ancora sulla descrizione del mantello:

[…] il mantello dal colore cangiante verderame sembra sbiadito ma non vedo azioni parassitarie a livello di pelo quindi… no non sono sicuro… boh… che bello fare lo scienziato ma adesso me ne vado in osteria a farmi un bel rosso da Toni Vixela a Belluno […]

Tutti questi indizi lo portarono dunque a definire, sbagliando grossolanamente, che quello avvistato era una varietà di yetigal diversa, ribattezzata successivamente in “aeiouipsilon” per ignoti motivi.

Questa voce è stata pubblicata in in rilievo, la vita di irbarol, reprise.

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