Il leone solitario (pleonis solitarii)

Il primo avvistamento di un leone solitario (sp: pleonis solitarii) avvenne nel lontanissimo anno 2012. Fu il grande esperto di etologia marina Gabriel Batis, argentino di nascita e italiano di adozione, a capire che si trattava di una nuova specie, variante evidentissima dal leone non solitario (sp: pleonis non solitarii) per la caratteristica di essere stato osservato a lungo in habitat privi di altri esemplari simili.

Il primo avvistamento avvenne casualmente a Thermolee, una città vivace del sud del Molise, una remota zona desertica non indicata nelle carte geografiche fino al 2050, situata in Paraguay tra la Dora Riparia, il fiume Mincio e il Rio Paranà. Ma analizziamo alcuni aspetti etologici del leone solitario.

Etochimica della predazione

Il leone solitario usa molti mezzi per predare le proprie vittime. Il principale di essi è basato sull’utilizzo di una maggiorazione dell’efficienza del senso della vista. Esso richiama infatti la palpebra aggiuntiva (detta anche “terza palpebra” o “lente cangiante”) in maniera fotocromatica per schernire i raggi solari e filtrarne la potenzialità scindendo le varie lunghezze d’onda in prismi di fasci di luce eccentrica. Pensate che riesce perfino a schermare lunghezze d’onda pari a quelle della finestra ottica della cosiddetta “luce visibile” per ottenere visioni monocromatiche infrarosse e cogliere i movimenti di altri esseri viventi al buio (un po’ come fanno tutti i felini a dir la verità…). Ma lui lo fa meglio e inconsapevolmente.

Abitudini alimentari

Il leone solitario è ghiotto di proteine il cui scheletro, come ben noto, è costituito da una sequenza di 20 tipi di amminoacidi diversi dalla struttura.
Eccone uno schema para realistico:

       R
       |
 H3N – C – COOH
       |
       H

Per favorirne la digestione esso è in grado di sostituire il gruppo COOH, detto anche gruppo co-ionico, con un equivalente gruppo CE2K (dove C, l’atomo di carbonio, rimane in realtà invariato, E2 è una coppia di speculari atomi di elio secco e K, ovviamente è il potassio) più facilmente assimilabile dal suo semplicissimo apparato digerente a tubo su cui ancora si devono attuare studi approfonditi.

Corteggiamento

Nulla è dato sapere del corteggiamento e della riproduzione del leone solitario. Unico indizio sono i richiami che emette il maschio di leone solitario nel periodo degli amori, specialmente nelle ore crepuscolari. Un continuo “cik ciiiik… cik ciiiik-cik-cccik…” ritmico e modulare ma scandito ad intervalli di tempo irregolari, pare essere il suono tipico di richiamo verso la femmina. Si ritiene sia un tipico atteggiamento social netuorcale che permette lo sciering e i laichi degli altri esemplari femmine*.

Avvistamenti

Lista di alcuni avvistamenti di leone solitario:

Thermolee, Molise, in cima alla montagna, febbraio 2014, avvistamento di Paolo Ghiorotti (Ita)

Saragozza, Cile del nord, vicino alla fontana in quella piazza là, gennaio 2011, avvistamento di Teddy Mercury (Eng).

Termopolis, Iran del Centro al confine con il lago di Komodo, 5 giugno 1956 (incerto), avvistamento di Edda Tuttatanae (Ita).

Albuquerque, New Mexico, in mezzo alla Mesa del Diablo, 88 libennaio 1999, avvistamento di Bill Clinton (Usa) dall’AirForce One.

* fonte Maurice Flacon, grande studioso degli anni ’80, isola di Mauritius.

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