Un Boletus Edulis fossile? Mah…

Si fuoriesce dal campo dell’etologia immaginaria per poco per affrontare un problema di micologia immaginaria.
Un campione di presunto Boletus Edulis fossilizzato è arrivato recentemente in redazione con richiesta di perizia. Il campione siglato MAH_2012_1 è stato analizzato. Segue il teso della perizia.

Foto del campione.

Matrice.
La roccia del campione è clamorosamente marmo, ovverossia roccia in questo caso ad alto contenuto di quarzo sottoposta a processi di metamorfismo di un grado (alto, medio, basso) che uno studio strumentale più approfondito potrebbe stabilire. Ricordo che il metamorfismo è un processo per cui una roccia già formata (sedimentaria, ignea o metamorfica che sia) viene sottoposta a alte pressioni e/o temperature tali da “distruggere” le caratteristiche della roccia originale per darne di nuove, dal punto di vista fisico, chimico, strutturale, tessiturale ecc ecc.
Non sono conosciuti dal punto di vista paleontologico fossili in rocce metamorfiche proprio per la completa distruzione della roccia madre post-metamorfismo.

Aspetto esterno.
Il campione assomiglia ad un boletus edulis, detto altresì porcino.

Ipotesi di genesi.
Con “marmo” si intende dal punto di vista commerciale una roccia qualsiasi dalle caratteristiche tali da essere “attraente” dal punto di vista estetico per l’utilizzo in rivestimenti edilizi, prevalentemente con il taglio in lastre successivamente lucidate. Ma con questi materiali si possono effettuare fresature, torniture ecc ecc. per la creazione di oggetti di marmo da giardino.
In questo caso essendo un campione ritrovato in cava, ritengo probabile la creazione umana dell’oggetto perso o lasciato in cava come campione per un lavoro futuro.
Dopo il taglio vedo probabile una tornitura del campione di quarzite con successiva colorazione a pennello della superficie superiore per dare sembianza di fungo.
A conferma di ciò vorrei stabilire un sopralluogo in cava per provare a cercare altri oggetti simili: la conferma della mia ipotesi di genesi sarebbe confermata ovviamente con il ritrovamento di almeno uno dei sette nani o di biancaneve.

Cordialmente,
Paul Adams, paleomicologo.

Questa voce è stata pubblicata in micologia, paleontologia.

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