Il merlo Zedda Piras

Non è una specie ma proprio un preciso animale, un merlo indiano dalle piume spennate e dal becco sbeccato: il merlo Zedda Piras, stravagante esemplare guercio di merlo indiano proveniente nessuno sa da dove, è il sovrano della via senza sbocco del paese, il “cul del sacco”; è l’occhio di falco sulla ciclabile ecologica voluta dall’immancabile Lista civica paesana, nonché il paciere con lunghi e paterni interventi orali nelle discussioni tra fidanzati in passeggiata serale.

Il merlo Zedda Piras controlla dal pergolo dei Loruzzo tutti gli avvenimenti della via. Il suo nome deriva dal fatto che un giorno, durante la sagra paesana a bar pieno zeppo di gente, il nostro volatile attratto da un meraviglioso profumo si finì il fondo di un bicchiere avanzato da un avventore, un bel goccio di mirto Zedda Piras che lo fece poi volar via storno.

Inevitabili le battutacce da bar “Ara, ara, l’è storno” (dialetto veneto per “guarda, guarda, è ubriaco”), ma anche al tempo stesso italiano corrente per “Pappagallo, pappagallo, è storno”; tra l’altro detto ad un merlo indiano! Da quel giorno restò sempre il merlo Zedda Piras.

Da buon merlo parlante egli commenta sempre dall’alto del terrazzo dei Loruzzo tutti i passaggi degli umani, facendosi sentire appositamente dai permalosi ed evitando invece con le donne più attraenti. Si dice che egli sia un occhio della vita e testimone della verità, tanto che la gente del paese iniziò a confessarsi dinanzi a lui, a chiedergli pareri sugli abbinamenti dei vestiti da cerimonia e pure consigli sulle scommesse da fare alla Snai. Si videro avvocati farsi dare consigli in materia di giurisprudenza, laureandi farsi interrogare sulla tesi prima dell’esame, vescovi chiedere perdono per i propri peccati.

Ma egli aveva nell’intimo un grande cruccio, non riusciva infatti a ritrovare più la sua mirtica bevanda, di cui conosceva solo il nome Zedda Piras avendo capito che lo chiamavano così per quell’episodio del goccetto al bar: in un veneto di grandi consumatori di grappa e prosecco non c’era posto per il mirto. Anzi, per colpa di questi grandi alcoolizzati del Nordest non gli riuscì più di trovare avanzi al bar! Poi un giorno, senza alcun preavviso, durante una disquisizione sulle virtù enogastronomiche isolane con Ettore Lucchini di ritorno dalle ferie in Sardegna, egli improvvisamente partì senza far più ritorno.

L’anno successivo la Campari Corporation affiancò al già noto mirto un’altra sciccheria, il Merlu ‘e Ferru. Sembra che i suggerimenti tecnico/produttivi per implementare questo nuovo prodotto siano stati dati ai Zedda ed ai Piras direttamente in loco, in piena Barbagia, da un santone pennuto e sbeccato proveniente dal continente.

La nuova acquavite Merlu ‘e Ferru riscuote un grandissimo successo sia tra gli uomini a cui piace l’alcool forte, sia tra le donne a cui piace il Merlo di Ferro.

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